Newsletter Ecuador - Marzo 2006

Sommario:

Codesarrollo. Aggiornamento dati

La Cooperativa de ahorro y credito – Desarrollo de los Pueblos, Codesarrollo, a gennaio 2006 ha raggiunto un totale di attivo di 26,7 milioni di dollari e un passivo di 23,6 milioni, per un patrimonio che si attesta sui 3,1 milioni. 

Codesarrollo può contare su 12 sedi ubicate nelle seguenti città: Quito, Coca, Cuenca, Guaranda, Ibarra, Lago Agrio, Lacatunga, Loja, Portoviejo, Ambato e Riobamba. Attraverso di queste, mantiene 38.234 libretti di risparmio e 13.064 operazioni di crediti comunitari ed individuali, in appoggio a 20.166 famiglie.

L’alleanza con il Credito Cooperativo italiano ha fatto sì che alla fine del 2005 le risorse ricevute da Codesarrollo in forma di credito hanno quasi raggiunto i 16,8 milioni di dollari. Alla stessa data, sono stati puntualmente restituiti un totale di 8,8 milioni di capitale e 0,5 milioni di interessi. Inoltre, l’alleanza ha dato a Codesarrollo contributi importanti per l’aumento del capitale sociale, sia per mezzo di ‘azioni di donazione’, sia per mezzo di contributi erogati direttamente dalle BCC. Il totale ricevuto a fine 2005 è stato di 720.000 dollari. Un’altra espressione di vitalità della relazione tra Ecuador ed Italia è rappresentata dal prestito di 150.000 euro che la Federazione Trentina ha concesso al FEPP per la costituzione di una impresa sociale (l’Agroimportadora) che aiuta i campesinos a dotarsi di sementi e prodotti per l’agricoltura e per la costituzione di piccole imprese.

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Manifestazioni di protesta per il Trattato di Libero Commercio

Dopo qualche mese di relativa calma, da tutte le province del paese migliaia di indios, organizzati principalmente dalla CONAIE (Confederaciòn de Nacionalidades Indìgenas del Ecuador) sono arrivati nella capitale per chiedere l’interruzione dei negoziati per il Trattato di Libero Commercio-TLC (un accordo tramite il quale due o più paesi stabiliscono regole e norme per il libero commercio di prodotti, servizi ed investimenti) con gli Stati Uniti e un referendum su tale accordo.

Le trattative per il TLC andino tra USA, Ecuador, Colombia e Perù sono iniziate nel 2004, con grandi discussioni sui temi che riguardano le importazioni ed esportazioni di materie prime e di prodotti finiti, gli investimenti stranieri, la proprietà intellettuale, i brevetti, la tutela dei lavoratori e il controllo delle dogane. Dei tre paesi andini, l’Ecuador è l’unico a non aver ancora ratificato il trattato: il Perù difatti ha firmato gli accordi definitivi nel dicembre del 2005 mentre la Colombia lo ha fatto a fine febbraio.

Le proteste si sono in poco tempo estese a gran parte del Paese con il coinvolgimento di studenti e organizzazioni sindacali. Nelle ultime settimane tantissime sono state le manifestazioni di piazza, le marce e le proteste.

Il tema del TLC ha naturalmente polarizzato le posizioni. Da una parte le grandi imprese, appoggiate dai mezzi d’informazione, ne evidenziano i lati positivi, sottolineando che i giovani avranno migliori opportunità di lavoro, i consumatori prodotti di qualità migliore e più economici e che ci sarà più controllo sul lavoro minorile. Dall’altra parte, cresce la preoccupazione dei settori sociali che vedono nel TLC soprattutto una minaccia alla produzione agricola, ma anche l’aumento dei prezzi delle medicine e la scomparsa dei medicinali ‘generici’. Così, sulle mura di Quito, non è difficile trovare murales che si riferiscono al TLC come “Tiempo de Lagrimas Campesinas
Per approfondire il tema: www.tlc.gov.ec

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Concorso letterario per immigrati. Un'ecuadoriana al secondo posto

Roma. Quattro lettere, un nome. Io non sapevo nemmeno dove era, cosa fosse l’Italia. Figuriamoci Roma. Al mio paese, l’Ecuador, quando si sogna di andare via si sognano gli Stati Uniti, non certo l’Italia. Dell’Italia sapevo solo che era il posto lontano dove erano andate una alla volta le mie zie, le mie cugine e mia sorella per scappare dalla miseria da cui eravamo tutte imprigionate.”

Così inizia il breve racconto di Kathiusca Alejandra Toala Olivares, una giovane ecuadoriana arrivata nella capitale da pochi anni che ci descrive il percorso della sua integrazione, pieno di problemi piccoli e grandi ma anche di incontri, scoperte, orgoglio. Fino a diventare romana…“e pure romanista”!

Il racconto di Kathiusca si è classificato secondo nel concorso “La mia vita a Roma”, promosso dal Comune di Roma in collaborazione con l'Università Popolare (Upter), e rivolto agli immigrati residenti nella capitale. Una maniera concreta per dare valore alla ricchezza culturale delle diverse comunità presenti a Roma e per sottolineare il ruolo della cultura come mezzo di integrazione. E per loro, gli immigrati, la possibilità inedita di raccontare la propria esperienza. Un’iniziativa cui hanno aderito quasi in 100. Brasile, Togo, Scozia, Turchia, Camerun, Canada, Egitto, Somalia sono solo alcune delle nazioni di provenienza dei partecipanti che hanno scritto sulla città e sul rapporto che li lega ad essa da ogni angolo, prospettiva o punto di vista. I primi tre classificati sono stati premiati (in una cerimonia pubblica avvenuta lo scorso 18 marzo nella sale del Campidoglio) con un corso gratuito a scelta offerto dall'Upter e una targa ricordo. Inoltre, i migliori racconti sono stati raccolti in un libro pubblicato dal Comune di Roma (vedi foto).
Tutti i racconti si possono leggere sul sito www.iloveroma.it.

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Josè Galvez

Nato a Riobamba, nel centro dell’Ecuador, Josè Galvez è in Italia da quasi 9 anni. Impresario affermato, Presidente dell’Associazione Mitad del Mundo, fondatore di Impresa Etnica, esperto di immigrazione. Sicuramente un esempio di qualcuno che, come si usa dire, ‘ce l’ha fatta’.

Mitad del Mundo è un’organizzazione senza fine di lucro, con sede a Milano. La sua priorità è quella di ottenere una completa integrazione in Italia della comunità ecuadoriana. Una comunità formata, secondo i dati ufficiali, da circa 50.000 persone, ma che, secondo stime meno formali, sembrerebbe raggiungere le 150.000 unità.
Così, nata nel 2001 per assistere e tutelare gli immigrati ecuadoriani in tutti gli aspetti sociali e culturali, si propone obiettivi molto concreti. Ad esempio, spingere le autorità consolari ad offrire servizi dinamici e efficienti; fare in modo che parte dei fondi e risorse generate attraverso le rimesse degli immigrati, siano destinate a programmi di informazione, formazione e promozione sociale e culturale; creare canali di comunicazione e collaborazione con le istituzioni locali. E molto concreto è il progetto avviato dall’Associazione e già diventato un modello di intervento. Si chiama ‘Parques’ e mira, attraverso anche il coinvolgimento di scuole, parrocchie e associazioni locali, ad utilizzare i momenti di aggregazione spontanea nei parchi cittadini per la sperimentazione di un intervento educativo e di prevenzione del disagio.

Impresa Etnica è invece uno strumento che si rivolge ad una categoria particolare di immigrati: gli imprenditori. “Ci sono sicuramente imprenditori stranieri bravissimi e forti economicamente. Ma sono casi rari. La normalità è rappresentata dalla difficoltà ad accedere ai canali di comunicazione e ad un network strutturato” ci dice Josè. Da questo contesto nasce Impresa Etnica, un modo di dar voce agli imprenditori ed alle imprenditrici immigrati per favorirne l’integrazione nella realtà italiana. Come? Attraverso la creazione di tre reti. La prima dedicata agli stessi imprenditori, per intercambiare esperienze e conoscenze. La seconda al dialogo con le istituzioni, così da facilitare le informazioni su iniziative e proposte. Infine, non mancano i servizi offerti da un network di professionisti (avvocati, commercialisti, ecc.)..

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“Microfinanza e sviluppo socio-economico: il progetto Microfinanza Campesina in Ecuador”

A metà marzo Sara Vaccarelli, studentessa di Economia e Commercio presso l’Università di Bari si è laureata con una tesi dal titolo - Microfinanza e sviluppo socio-economico: il progetto "Microfinanza Campesina in Ecuador" -.

Si tratta di un lavoro che vuole definire il significato e l’idea del ‘microcredito’, dalla sua origine in Bangladesh con la Grameen Bank fino al ‘modello adattato’, che risponde alla scoperta di un nuovo bacino di potenziali beneficiari che, pur non versando in stato di povertà, hanno difficoltà ad accedere al sistema finanziario e sono vittime di una financial exclusion. Un focus particolare è dedicato al progetto in Ecuador delle Banche di Credito Cooperativo.

Così si legge nelle conclusioni della neo dottoressa Vaccarelli: “La tesi vuole far conoscere al lettore il mondo complesso ed in continua evoluzione della microfinanza, che ormai non vede più coinvolti solo i Paesi in via di sviluppo (Pvs) e le istituzioni informali ma anche i paesi industrializzati e le banche, spesso lontane dalla clientela tipica della microfinanza. Per le banche offrire questi nuovi servizi significa allargare la propria operatività verso nuovi segmenti di mercato, cercando metodologie e strumenti ad hoc che ne consentano una realizzazione in condizioni di economicità. Da un lato le banche devono intendere la microfinanza davvero come un “business” da sviluppare, rendendo in sostanza finanziabile quella fascia di clientela non ancora del tutto integrata nella società e nel sistema finanziario: si pensi ai lavoratori atipici, il terzo settore e il non-profit, le famiglie a basso reddito, le microimprese, gli immigrati, ecc…; dall’altro la microfinanza deve aprirsi all’insieme degli attori economici e incorporare ogni tipo di istituzione bancaria e non.

Tutto questo aiuta la microfinanza a crescere, a creare istituzioni sempre più sostenibili economicamente e più vicine alle esigenze della clientela emarginata. È un fenomeno che va studiato e incoraggiato, purché l’obiettivo della riduzione della povertà e quello del benessere sociale non vengano mai persi di vista. Anche lo stesso prof. Yunus (fondatore della Grameen Bank) afferma: “noi concediamo prestiti per aiutare i poveri a portarsi a livello della dignità umana e ci accontentiamo di rimuovere le barriere strutturali che per tanto tempo hanno escluso una fascia di persone. Se queste riusciranno a realizzare a pieno il proprio potenziale, il mondo verrà completamente trasformato non solo dall’assenza di povertà ma dall’impulso economico e sociale dei poveri e degli esclusi.”

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