Newsletter Ecuador - Aprile 2007

A cura di Federcasse

Sommario


LE RADICI

I 40 anni della Populorum Progressio
L'enciclica che ha ispirato il FEPP e Codesarrollo La Populorum Progressio

Nel giorno di Pasqua di 40 anni fa – era il 26 marzo 1967 – Papa Paolo VI pubblicava l’enciclica Populorum Progressio sullo sviluppo dei popoli. Come noto, da questa enciclica traggono ispirazione il nome e l’operato del FEPP e di Codesarrollo. Bepi Tonello, in proposito, ha scritto una riflessione che riportiamo di seguito:

“Un giorno dell’anno 1973, Monsignor Candido Rada, vescovo di Guaranda in Ecuador, fu ricevuto in udienza da Paolo VI. Quando lo vide, il Papa gli chiese: “È lei il vescovo del Fondo Populorum Progressio?”. Monsignor Rada nel 1970 aveva fondato il Fondo Ecuatoriano Populorum Progressio, FEPP, con l’auspicio della Conferenza Episcopale Ecuadoriana e l’aiuto di un gruppo di laici cattolici. Paolo VI mise la mano in tasca e tirò fuori 3.000 dollari in contanti, che consegnò a Monsignor Rada per il FEPP, con una generosa benedizione e l’assicurazione delle sue preghiere. In un’altra occasione, nel 1975, Paolo VI in persona si interessò affinché la Banca Interamericana per lo Sviluppo facesse arrivare al FEPP 5.000 dollari, che erano una parte degli interessi che generava il fondo “Populorum Progressio”, che lui stesso aveva voluto che si costituisse a Bogotá, nel 1968, durante la sua visita in Colombia. Monsignor Rada soleva dire che i soldi del Papa, ma specialmente la sua benedizione e le sue preghiere, aiutarono il FEPP a crescere e ad essere fedele allo spirito del Vangelo, dell’Enciclica e della Dottrina Sociale della Chiesa. Oggi il FEPP è una organizzazione formata da circa 360 laici, uomini e donne. È presente in tutto l’Ecuador, presta servizio a 1.400 gruppi o comunità di campesinos, 65.000 famiglie, 400.000 persone. […]

Molti dei temi strutturali della povertà nel sud del mondo sono trattati nell’enciclica di Paolo VI. Altri sono nati in tempi più recenti e sono quindi temi nuovi, più nella loro presentazione e formulazione che nella loro sostanza. Non si tratta per esempio il tema del cambio climatico, del riscaldamento globale, dovuto specialmente all’uso esagerato di materie prime e di combustibili fossili. Questo problema è generato dai modelli di sviluppo applicati nel nord del mondo.
Per noi che viviamo nel sud del mondo è sconcertante osservare come i potenti della terra hanno più a cuore la crescita dell’economia che l’aumento della felicità umana, l’aumento del consumo che la costruzione dell’equità, l’incremento della ricchezza e delle entrate che la risposta alle esigenze umane più elementari della maggior parte dell’umanità. La crescita fondata nella produzione e nel consumo, teorizzata dagli studiosi dell’economia e applicata dai politici neoliberali come se fosse la migliore arma per combattere la povertà, sta passando il conto a tutta l’umanità con nuovi problemi climatici, il moltiplicarsi dei disastri naturali, l’aumento della breccia fra ricchi e poveri. Quest’ultimo punto è una minaccia per la pace mondiale.

La Populorum Progressio dice che “lo sviluppo è il nuovo nome della pace”. È per noi cristiani la definizione di sviluppo che dà la Populorum Progressio non è ancora stata superata. Noi sentiamo che l’Enciclica ci da forza, che il suo messaggio è attuale, che i problemi possono cambiare, ma che sempre dobbiamo mettere ogni persona umana e tutte le persone umane al primo posto.”

Sul sito del progetto Microfinanza Campesina (www.creditocooperativo.it/ecuador) è disponibile il testo completo.

Torna all'indice


ATTUALITÀ

Verso la nuova Costituzione della Repubblica Ecuadoriana
Oltre 7 milioni di ecuadoriani hanno detto 'Sì' alla Costituente

“Approva che venga convocata un’Assemblea Costituente con pieni poteri, che trasformi la cornice istituzionale dello Stato, ed elabori una nuova Costituzione?”. È questa la domanda cui sono stati chiamati a rispondere i cittadini ecuadoriani domenica 15 aprile, in occasione di un referendum - voluto dal Presidente Correa e ‘promesso’ nella campagna elettorale che l’ha portato a vincere le elezioni lo scorso novembre - per l’istituzione di un’assemblea costituente con pieni poteri, che oltre a riscrivere la Costituzione abbia l’autonomia di modificare e riorganizzare anche i tre poteri (esecutivo, legislativo, giudiziario).

L’81,72% dei votanti (oltre 7 milioni di persone) ha barrato la casella del ‘Sì’, a testimonianza di quanto il Presidente sia popolare e di quanto sia forte il desiderio di un cambio istituzionale. L’Ecuador vuole quindi ripartire, cominciando appunto con una nuova Magna Carta (la ventesima in 177 anni di vita indipendente) a sostituzione di quella attuale - che non ha nemmeno un decennio di vita essendo entrata in vigore nel 1998 - ritenuta da molti responsabile della costante instabilità del piccolo Paese andino.

Con la vittoria del sì al referendum è dunque iniziato il cammino. Il 3 maggio si apriranno le iscrizioni per coloro che aspirano a far parte di quei 130 che dovranno riscrivere la Magna Carta del paese. Chiuse le iscrizioni, il 17 giugno il tribunale elettorale vaglierà le candidature fino al 27 dello stesso mese, e il 5 luglio successivo si aprirà la campagna elettorale per tutti coloro che saranno stati ammessi a concorrere per i 130 seggi dell’Assemblea.
Perché tutti abbiano la stessa possibilità di partecipare, la campagna elettorale di ogni candidato sarà finanziata dallo Stato e saranno vietati tutti i finanziamenti privati. La Costituente avrà pieni poteri e dovrà entrare in carica entro i prossimi cinque mesi. Avrà poi 180 giorni di tempo per redigere la nuova costituzione e sottoporla al Paese per mezzo di un nuovo referendum.

Torna all'indice


PERSONAGGI/1

Padre Tone, il missionario che amava i campesinos
A lui si deve la prima traduzione in 'quichua' della BibbiaLa vita e l'opera di Padre Antonio Bresciani

Il 16 gennaio scorso, il nuovo Presidente della Repubblica dell’Ecuador, Rafael Correa, ha voluto ricevere simbolicamente il mandato presidenziale nella Missione salesiana di Zumbahua, dove da giovane ha svolto il servizio come volontario e dove ha conosciuto, lavorandoci fianco a fianco, Padre Antonio Bresciani, missionario salesiano, originario di Pavone Mella, nella provincia di Brescia.
Proprio il prossimo maggio corre il decimo anniversario della scomparsa di padre Tone, e il suo ricordo è ancora vivissimo, sia presso la comunità di Pavone, dove è nato e cresciuto, sia presso le comunità dei campesinos, in Ecuador, dove ha operato per più di vent’anni.

Consacrato sacerdote nel 1970, padre Tone viene destinato alla casa salesiana di Arese, come assistente e insegnante dei ragazzi “in difficoltà”. Dopo una parentesi di quattro mesi in Brasile, nella Missione salesiana di Corumbà, con l’OMG (Operazione Mato Grosso), nel 1973 arriva in Ecuador come parroco nella Missione salesiana di Zumbahua.
In Ecuador riesce rapidamente a conquistare la fiducia dei campesinos e a farsi amare da loro, sia per la forza delle parole sia per la sua capacità di ascoltare, di stupirsi, di dialogare in maniera diversa, soprattutto con i giovani, ai quali insegnava le cose semplici e vere. Ciò che colpiva in lui era proprio il modo con cui si avvicinava alle persone, come si affiancava ai più bisognosi, quasi come un fratello.
Durante la sua lunga missione “campesina”, che è durata fino alla sua morte, padre Tone non si è occupato solo dei bisogni e delle necessità degli indigeni, ma è voluto andare oltre. Egli ha tradotto in ‘quichua’, la lingua dei campesinos, la parola di Dio. Vent’anni di lavoro non sempre appoggiato dagli amici. Un’operazione culturale di grande portata. Padre Tone conosce la lingua quichua in tutte le sue pieghe e, aiutato dalla missionaria Madre Coronita e da catechisti indigeni di dialetti diversi, riesce a tradurre brillantemente l’intera bibbia. Ha appena il tempo di concludere questa straordinaria opera di traduzione che viene colpito da aneurisma aortico, e in pochi giorni viene dolcemente abbracciato dalla morte. È il 7 maggio 1997, non aveva ancora 57 anni.

Era ancora giovane padre Tone, ma quello che ha dato nella sua trentennale missione è veramente tanto, la testimonianza che ci ha lasciato con il suo esempio di vita, tutta rivolta ai poveri e ai giovani, è qualcosa di straordinario che dovrebbe servire da stimolo per tutti noi. (s.t.)

Da leggere: Nel nome del Cielo – La vita e l’opera di Padre Antonio Bresciani, di Gian Marco Andrico, La Compagnia della Stampa, Massetti Rodella Editori, 2003.

Torna all'indice


PERSONAGGI/2

Il ricordo del fotografo Julio Garcìa Romero a due anni dalla morte
A lui, amico del FEPP, sarà dedicata una via a Quito dove sorge la sede di Codesarrollo Julio Garcìa Romero

“Julio Garcìa Romero era chiamato Manito dagli ecuadoriani, ma noi cileni dell’esilio lo chiamavamo “El Siete” perché avevo solo sette dita portentose, capaci di disegnare, dipingere e di tutto ciò che serviva per raccogliere denaro nelle campagne di solidarietà in Cile durante la dittatura”. Così scriveva lo scrittore cileno Luis Sepùlveda in un articolo pubblicato su “Il Manifesto” il 26 aprile 2005, ad una settimana esatta dalla morte del suo amico Julio Garcìa, soffocato dai gas lacrimogeni mentre eseguiva il suo lavoro di reporter e documentava con la sua macchina fotografica la manifestazione popolare di protesta contro il governo del colonnello Lucio Gutierrez.

Julio Garcìa era nato in Cile, nel 1947. Da lì, nel 1973, era scappato, vittima della repressione di Pinochet, arrivando in Ecuador dove aveva continuato a lavorare come fotografo, appoggiando le cause popolari, lottando contro ogni tipo di oppressione e documentando la dignità e gli sforzi della popolazione povera. A Quito lavorava con il FEPP ed aveva anche accompagnato la delegazione italiana del Credito Cooperativo che partecipava alla ‘Quarta Missione in Ecuador’.
Un legame profondo quello con il FEPP (dove continua a collaborare la moglie di Julio, anche lei fotografa) trasmesso anche dalle parole che Bepi Tonello ha rivolto alla rappresentante del Sindaco di Quito, lo scorso gennaio, durante l’inaugurazione della nuova sede di Codesarrollo: “Ci causa risa e anche qualche inconveniente avere l'edificio di Codesarrollo nell'incrocio delle vie “Ladròn de Guevara” e “Barcellona”. Per quanto riguarda la via Barcellona, non chiederemo di cambiarla con il nome di una squadra di calcio di Quito, perché da Barcellona e dalla Spagna riceviamo molta solidarietà concreta. Ma il nome “Ladròn” non ci sembra il più indicato per l’indirizzo di una cooperativa onesta che lavora con il denaro della gente. Un nome lo avremmo e lo vogliamo proporre per chiamare questo pezzo di via, ovviamente con il consenso dei vicini”.

Appena sarà completato il normale iter per il cambio del nome di una strada, Codesarrollo avrà dunque un nuovo indirizzo: “Calle Julio Garcìa”.

Torna all'indice


MONDO ACCADEMICO

Cresce l'interesse delle Università per Microfinanza Campesina
Molte le richieste di tesi e di interventi per illustrare il progetto

Sono già oltre 10 le tesi di laurea e di master realizzate sul progetto “Microfinanza Campesina” nel corso degli ultimi due anni. I corsi di laurea sono vari: Economia, Scienze Internazionali e Diplomatiche, Tecnica bancaria, Storia delle Relazioni Economiche e perfino Bioetica. E diverse sono anche le Università, ubicate su tutto il territorio italiano, da Trieste fino a Bari e Catania.
Ciò che accomuna tutti questi lavori è l’interesse per Codesarrollo, per il FEPP e in generale per l’iniziativa del Credito Cooperativo in Ecuador, illustrata come esempio di strumento di cooperazione internazionale per lo sviluppo socio-economico dei paesi più poveri. Alcune tesi sono già disponibili sul sito del progetto (www.creditocooperativo.it/ecuador).

A conferma inoltre dell’interesse che continua a riscuotere l’iniziativa all’interno del mondo accademico, nella prima settimana di aprile Federcasse è stata invitata dall’Università Cattolica di Milano a presentare e discutere il progetto all’interno del “Master in Cooperazione Internazionale” (promosso dall’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali – ASERI) come testimonianza del ruolo delle Banche di Credito Cooperativo, quali attori della cooperazione allo sviluppo. Un intervento inserito nel secondo livello di formazione del Master, comprendente moduli dedicati ad una formazione professionale qualificante che permetta di acquisire le competenze tecniche necessarie per progettare e gestire interventi che promuovono lo sviluppo dei Paesi del Sud del mondo.

Torna all'indice

Se vuole rimuovere la sua email entri nel sito, scriva la sua email e clicchi su Cancella.